Hauptsymposium III
Europäische Musiker im Rom des 17. und 18. Jahrhunderts: Musikalische, kulturelle und politische Annäherungen
Im Rahmen des ANR-DFG-Projekts »Musici«
Freitag, 5. November 2010
9.00 - 17.00 Uhr
Ècole Française de Rome, Piazza Navona
Das gesamte Symposium wird simultan ins Deutsche gedolmetscht!
Sarà a disposizione l'interpretazione simultanea in lingua italiana!
Programm
09.00 Europäische Musiker in Rom: Die vielfältigen Kreuzungen des musikalischen
Barock - Musicisti europei a Roma: i molteplici incroci del barocco musicale
Einleitung
Anne-Madeleine Goulet (Rom), Gesa zur Nieden (Rom)
09.15 Il transfer culturale nella storia della musica europea del Seicento e del
primo Settecento. Alcune riflessioni
Federico Celestini (Graz)
Europäische Musiker im römischen Musikleben - Institutionen und sociabilité
Musicisti europei nella vita musicale romana - istituzioni e sociabilità
Chair: Renato Ago (Rom)
09.45 Rom als Station deutscher Musiker auf Italienreise. Aspekte eines
biographischen Modells im Wandel
Juliane Riepe (Halle)
10.15 Französische Musiker im Rom des ausgehenden 17. Jahrhunderts. Milieus
und musikalische Aktivitäten
Gesa zur Nieden (Rom)
10.45 Kaffeepause
11.00 Presenza e inserimento dei musicisti stranieri a Roma secondo gli »stati
delle anime« (1745)
Elodie Oriol (Aix-en-Provence/Rom)
11.30 Il caso della principessa Des Ursins a Roma (1675-1701): fra
demarcazione ed adattamento culturale
Anne-Madeleine Goulet (Rom)
12.00 Mittagspause
Internationale Netzwerke - regionale Stile: Kultureller Austausch und Musik
Reti internazionali - stili regionali: scambi culturali e musica
Chair: Jean Duron (Versailles)
13.30 Johann Joseph Fux and the Concept of an Austro-Italian Baroque
Harry White (Dublin)
14.00 Lully - Corelli - Händel: Zur Ausprägung und Aneignung instrumentaler
Formmodelle in unterschiedlichen Kontexten um 1700
Stefan Keym (Leipzig)
14.30 Abschließender Kommentar - Conclusioni
Michael Werner (Paris)
15.00 Kaffeepause
16.00 Johann Conrad Wörle (1701-1777) und die Orgel der römischen Kirche S.
Eustachio. Eine Besichtigung.
Florian Bassani (Rom)
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Während der Pausen präsentieren die Informatiker Christoph Plutte und Markus Schnöpf (Berlin) den Archiv-Editor zur MUSICI-Datenbank, die in Kooperation mit dem DFG-Projekt "Personendaten-Repositorium" der Berlin-Brandenburgischen Akademie der Wissenschaften entsteht.
Durante le pause gli informatici Christoph Plutte e Markus Schnöpf (Berlin) presenteranno l'Archiv-Editor del database MUSICI che verrà elaborato in cooperazione con il progetto DFG "Personendaten-Repositorium" dell'Accademia di Berlino e Brandenburgo.
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Abstracts
Federico Celestini (Graz): Il transfer culturale nella storia della musica europea del Seicento e del primo Settecento. Alcune riflessioni
Il concetto di transfer culturale è stato sviluppato nei primi anni novanta sulla base dello studio empirico degli scambi culturali tra la Francia e la Germania nel corso dell’Ottocento. La validità di una simile prospettiva per la storia della musica europea del Seicento e del Settecento appare evidente. Questo è, infatti, un periodo storico caratterizzato dalla diaspora dei musicisti italiani nei paesi europei e dei viaggi di studio, di ricerca e di commercio nei centri della cultura e della prassi musicale in Italia e in Europa. Una semplice trasposizione di schemi e metodi, tuttavia, non è possibile per le profonde differenze che dividono le culture musicali dell’ancient regime dallo sviluppo e dal radicarsi ottocentesco delle culture nazionali. D’altro canto, proprio queste differenze suggeriscono un’agenda di studio. Si tratta, infatti, di ragionare sul concetto di cultura e d’identità culturale in un’epoca che precede la formazione delle nazioni moderne, sia pure anticipandone qui e là alcuni tratti. In altre parole, occorre definire gli ambiti culturali tra i quali avvengono i processi di trasferimento. Da ciò derivano una serie di questioni. Qual’è l’identità culturale di un musicista attivo in una corte europea, vale a dire in un ambito sociale e culturale diverso da quello della sua formazione e appartenenza? Come s’incardina il concetto d’identità culturale nel sistema di corte basato sulla rappresentazione? Nel caso dei musicisti, e’ possibile ipotizzare un’identità culturale incentrata nella prassi professionale? Che rapporto vige tra questa e i cosiddetti stili nazionali? Infine, che cosa determina i meccanismi di circolazione e di chiusura? La discussione di questi temi contribuisce a chiarire in che modo e in che misura il transfer culturale e la mobilità dei musicisti divengono fattori di cambiamento e di dinamica nello sviluppo della musica del tempo in Europa.
Juliane Riepe (Halle): Rom als Station deutscher Musiker auf Italienreise. Aspekte eines biographischen Modells im Wandel
Seit der zweiten Hälfte des 16. Jahrhunderts ist es Italien, das mindestens zwei Jahrhunderte lang die Musik in Europa prägt. Italien wird zur »hohen Schule aller Music« (J. Mattheson); wer kann, reist als Musiker dorthin, um vor Ort bei international anerkannten Musikerpersönlichkeiten zu studieren, um den italienischen Kompositions- und Aufführungsstil kennenzulernen und sich anzueignen, um Kontakte zu knüpfen, Renommee zu erwerben oder sich (im 18. Jahrhundert) als Opernkomponist zu etablieren – all dies mit dem Ziel, auf diese Weise den Grundstein für eine erfolgreiche Karriere zu legen, »zuhause« oder europaweit. Für Musiker aus dem deutschsprachigen Raum wird die Italienreise zu einem biographischen Modell, das hier beschrieben werden soll (wer reist, wer nicht, in welchem Alter und in welcher biographischen Situation, wie wird die Reise organisiert und finanziert, wie lange bleibt man, welches sind die Reisewege, die Reiseziele und – vor allem – die Reisezwecke). Dabei interessiert besonders der Wandel, der sich im 17. und 18. Jahrhundert vollzieht und der auch die Rolle Roms als eines der wichtigsten Zielorte der Reise betrifft.
Gesa zur Nieden (Rom): Französische Musiker im Rom des ausgehenden 17. Jahrhunderts. Milieus und musikalische Aktivitäten
Ob als reisend, fahrend, exiliert, ausgewandert oder sich in diplomatischer Mission dort aufhaltend – im 17. Jahrhundert waren französische Musiker und Komponisten durchgehend und in unterschiedlichsten Bereichen des römischen Musiklebens präsent. Trotz der steigenden Spannungen zwischen Ludwig XIV. und dem Oberhaupt des Kirchenstaats in der zweiten Hälfte des 17. Jahrhunderts, trotz der Ausbildung genuin französischer musikalischer Gattungen in Versailles in Abgrenzung zum italienischen Stil unter Jean-Baptiste Lully und trotz der Dominanz des römischen Musiklebens durch »italienische« Gattungen und Aufführungspraxis wirkten sie nicht nur in französischen Institutionen wie San Luigi dei Francesi, sondern auch in der Oper und musikalischen Privataufführungen in verschiedenen Palazzi und auf öffentlichen Plätzen. Die Präsenz französischer Musiker in Rom ist dabei kein Massenphänomen, sondern eine stetige und zugleich höchst diversifizierte Erscheinung.
Der Vortrag untersucht die unterschiedlichen Rollen der französischen Musiker im Rom des ausgehenden 17. Jahrhunderts vor dem Hintergrund des lokalen Musiklebens und seiner soziokulturellen sowie politischen Bedingungen. Er bietet eine erste Übersicht über die Milieus und musikalischen Aktivitäten der Musiker aus dem französischen Raum zwischen Institutionen der französischen Krone (Nationalkirche, Botschaft) und lokal geprägten Bereichen des römischen Musiklebens (Kapellen der großen Kirchen, Privataufführungen). Vor dem Hintergrund einer solchen Diversifizierung wird es darum gehen, stilistische Einteilungen aus der Mobilität europäischer Musiker um 1700 heraus zu hinterfragen, indem kulturgeschichtliche Aspekte wie Sprachkenntnisse, kulturelle Zugehörigkeit und das lokale Interesse für neue künstlerische Einflüsse herangezogen werden.
Elodie Oriol (Aix-en-Provence/Rom): Presenza e inserimento dei musicisti stranieri a Roma secondo gli »Stati delle anime«
Il presente intervento ha lo scopo di rappresentare e individuare gli aspetti più rilevanti della metodologia di ricerca che mi ha permesso in questi mesi di estrarre e raccogliere dati biografici relativi ai musicisti stranieri che hanno esercitato a Roma nella seconda metà del '700.
In particolare, tramite l'apporto sinergico ed incrociato delle diverse fonti storiche a disposizione, si è inteso ricostruire il percorso individuale di alcuni musicisti stranieri (ad esempio, suonatori e cantanti) nonché di alcuni professionisti provenienti da altre nazioni che hanno svolto a Roma nel 1745 attività comunque collegate all’economia ed all'arte musicale.
Fra i documenti storici consultati, rivestono particolare importanza le fonti parrocchiali. Tra di esse, gli Status Animarum o Stati delle anime della città pontificia (attualmente conservati all’Archivio Storico del Vicariato di Roma) rappresentano una risorsa la cui attendibilità e valore scientifico non ha più bisogno di essere confermato. Esse costituiscono il quarto libro parrocchiale che veniva redatto annualmente per il controllo della comunione pasquale. Ottemperando all’obbligo imposto nel 1215 dal quarto Concilio Lateranense (obbligo poi riaffermato dal Concilio di Trento del 1545-1563), il parroco compilava lo Stato delle anime della parrocchia sottoposta alla propria cura al momento della festa di Pasqua. Benché i dati disponibili riportati dai diversi parroci nella formazione dei suddetti registri non sempre risultino precisi e riscontrabili, essi ci forniscono comunque diverse indicazioni sulla situazione demografica, economica, sociale e territoriale delle città italiane.
Il valore storico delle informazioni tratte degli Stati delle anime è, quindi, incontestabile e multiforme. Consapevoli della rilevanza scientifica di questa fonte, gli storici demografi, ma anche gli specialisti di storia dell’arte con riferimento ai propri campi di ricerca (pittura, scultura, architettura...), hanno utilizzato e utilizzano tuttora con regolarità gli Stati delle anime allo scopo di trarre informazioni relative a diversi artisti e di rilevare la presenza di quest'ultimi a Roma. Di conseguenza, oggi disponiamo ormai di una cospicua produzione tratta da questa fonte ed un ampio panorama del suo spoglio.
Facendo propria l'esperienza di questi ricercatori, anche i musicologi e gli storici della musica hanno iniziato recentemente a esaminare questa fonte, raccogliendo così informazioni che si sono rivelate di primaria importanza per ricostruire la vita e l'inserimento artistico e sociale dei musicisti nel tessuto dell'urbe.
Anche la mia indagine trae spunto dalla consultazione sistematica dello Stato delle anime. Tale documento ha costituito un fondamentale punto di partenza per un'efficace indagine storica: tali registri, infatti, forniscono informazioni utili ad identificare i nominativi ed i dati biografici principali dei soggetti analizzati. Grazie ai dati così raccolti è stato possibile realizzare un ricco censimento di musicisti, cantanti e costruttori di strumenti musicali che svolsero la propria professione nel territorio romano durante l’anno 1745.
Sulla base del suddetto censimento è stato poi più facile consultare ed interrogare altre fonti, quali, in particolare, gli altri registri parrocchiali (libri dei morti, libri dei matrimoni etc.) o gli atti notarili (in primis, i testamenti e gli inventari di beni), al fine di trovare ulteriori riscontri e tracciare un profilo completo di ogni singolo artista oggetto di analisi.
Infine, la mia presentazione si propone di sollevare diverse riflessioni in merito all'estrazione sociale dello straniero residente a Roma e di approfondire i concetti d’integrazione e d’identità relativi al musicista straniero che si confrontava con un contesto urbano specifico come quello di Roma all’inizio del Settecento.
Si tratta, in ultima analisi, di osservare l’inserimento di questo gruppo professionale nello spazio sociale romano nonché di focalizzare la ricerca su alcuni tratti dello status professionale e della carriera dei musicisti stranieri in una città, quale quella di Roma, dove il contesto musicale è unico nel suo genere.
Anne-Madeleine Goulet (Rom): Il caso della principessa Des Ursins a Roma (1675-1701): fra demarcazione e adattamento culturale
Quando Marie-Anne de La Trémoille sposa nel 1675 Flavio Orsini, noto per le sue simpatie per la Francia, la nobildonna ha già sperimentato l’esilo (in Spagna e in Italia). Oltre al francese, parla correntemente lo spagnolo e l’italiano. Intende giocare con le sue diverse protezioni a Parigi, Madrid e Roma per consolidare la sua posizione. Trae vantaggio dal varco aperto alcuni anni prima da Maria Mancini che ha alimentato la cronaca romana ostentando un »vivere alla francese« in forte contrasto con i costumi locali. Marie-Anne de La Trémoille, ereditata dalla madre la tradizione di Madame de Rambouillet, dell’Hôtel d’Albret e di quello di Richelieu, ricrea nel suo appartamento di palazzo Pasquino – il feudo degli Orsini a Sud di piazza Navona – l’arte della conversazione alla francese. Grazie ai frequenti viaggi tra Parigi e Roma che continua a fare dopo il suo matrimonio, può fare nella sua corrispondenza un paragone costante tra Roma e Parigi nel campo della moda, delle pratiche della vita sociale e della musica. Analizzeremo i suoi gusti, cercando di mettere in luce i transfer culturali tra le due città. Vedremo in particolare che se cerca di distinguersi dalle donne romane in vari modi (nel vestiario, comportamentale), sceglie senza riserve la musica italiana (impiego di musicisti romani, scelta di opere romane e veneziane per concerti privati). Il mio intervento s’appoggerà su due fondi d’archivio, il fondo Orsini dell’Archivio Storico Capitolino e il fondo Lante dell’Archivio di Stato, che racchiudono un duplice corpus epistolare del periodo precedente la partenza della principessa per la Spagna: da un lato le lettere scritte da Marie-Anne de La Trémoille al marito fino alla morte di quest’ultimo, avvenuta nel 1698; e dall’altro quelle indirizzate alla sorella minore, Louise-Angélique de la Trémoille, anch’essa sposata, dal 1683, a un principe romano, Antonio Lante della Rovere. Finora è stata pubblicata solo una parte delle lettere del fondo Orsini, più una quindicina di quelle del fondo Lante; tutto il resto è inedito.
Harry White (Dublin): Johann Joseph Fux and the Concept of an Austro-Italian Baroque
Although the precise circumstances whereby Johann Joseph Fux (1660-1741) may have studied in Rome remain conjectural, there can be no doubt as to the importance of Italian music in the formation of his compositional technique. Scholars have depended on J.A. Daube’s statement in 1798 that Fux was in the service of »a Hungarian bishop« (presumably Leopold Karl von Kollonitsch, who frequently resided in Vienna) to attest this possibility, given that Kollonitsch was a frequent visitor to Rome. In particular, the influence of Arcangelo Corelli, Bernardo Pasquini and Ottavio Pitoni (all three of whom were connected to the court of Cardinal Pietro Ottoboni), has been adduced by Rudolf Flotzinger as a decisive factor in Fux’s development as a composer. In this paper, Fux’s »Roman« background will be considered in relation to the pervasive importance of Italian style at the Viennese Court, particularly with regard to distinctions between »antico« and »moderno« church music, and also with regard to a notably conservative and doctrinaire interpretation of Italian baroque practice.
Stefan Keym (Leipzig): Lully - Corelli - Händel: Zur Ausprägung und Aneignung instrumentaler Formmodelle in unterschiedlichen Kontexten um 1700
Nach John Mainwaring bereitete die Aufführung einer Ouvertüre Händels in Rom Corelli erhebliche Schwierigkeiten, da er mit ihrem »französischen Stil« nicht vertraut gewesen sei. Das von dieser Anekdote vermittelte Bild zweier scharf voneinander getrennter, nahezu inkompatibler »Nationalstile« soll aus Sicht der Kulturtransferforschung hinterfragt werden.
Mainwarings Darstellung steht unter dem Einfluss der im 18. Jahrhundert in Frankreich geführten Kontroverse über die italienische und die französische Oper. Bei dieser Kontroverse wurden die Unterschiede zwischen den beiden »nationalen« Musiktraditionen einseitig hervorgehoben; die vielfältigen Verflechtungen, die es zwischen ihnen während des 17. Jahrhunderts gegeben hatte, traten dagegen in den Hintergrund.
Eine wichtige Gemeinsamkeit der Instrumentalmusik Lullys, Corellis und Händels liegt in ihrer Neigung zu einer feierlich-gravitätischen Eröffnung, auf die ein schnellerer fugierter Satz folgt. Von besonderem Interesse ist hier, wie dieses Formmodell in unterschiedlichen kulturellen Kontexten und Funktionen wirkte, die von den jeweiligen nationalen (bzw. regionalen) Rahmenbedingungen abhingen: höfische Repräsentation (Lully), Ausprägung autonomer Kammermusik (Corelli), religiöse Andacht (Corelli-Rezeption), kommerzieller Opernbetrieb (Händel).
Bei Händel ist neben der deutschen Lully-Rezeption, in deren Rahmen er die »französische Ouvertüre« kennenlernte, auch die Kanonisierung dieses Modells und der Instrumentalmusik Corellis in England zu berücksichtigen, ohne die Händels dauerhaftes Festhalten an dem aus italienischer Sicht anachronistischen Ouvertüren-Typus nicht zu erklären wäre. Der »cas triangulaire« der drei Komponisten erweist sich somit aus kulturgeschichtlicher Sicht als eine Vierecksbeziehung. Händels Erweiterung von Lullys Ouvertürenmodell um einen oder mehrere Tanzsätze lässt Bezüge zu musikalischen Traditionen aller vier Länder erkennen.
Florian Bassani (Rom): Johann Conrad Wörle (1701-1777) und die Orgel der römischen Kirche S. Eustachio. Eine Besichtigung.
Der Orgelbauer Johann Conrad Wörle (italianisiert »Verlé«) aus Vils im heutigen Tirol ist in Rom seit 1731 dokumentiert. Bis zu seinem Tod arbeitete Wörle für die Gotteshäuser der Stadt und des Kirchenstaates und erwarb sich innerhalb seines Berufsstandes eine herausragende Position.
Das Instrument von S. Eustachio, im Jahr 1767 fertiggestellt, gilt als eines der imposantesten Werke des Meisters, obschon es sich dabei ursprünglich um die Arbeit eines Kollegen handelt, des Römers Celestino Testa (1699-1772). Unter Wörle erfolgte hingegen eine grundlegende Restaurierung des Instruments, die bereits wenige Jahre nach der Errichtung der neuen Orgel in Auftrag gegeben wurde. Das Werk Testas hatten den Ansprüchen sowohl der Verantwortlichen der Kirche, als auch eigens berufener Experten nicht Stand gehalten. Bei dem Umbau, der die Orgel äußerlich unverändert ließ, verwendete Wörle einen Teil des vorhandenen Pfeifenmaterials, ersetzte jedoch wichtige Elemente der Mechanik und erweiterte die Disposition um eine Reihe zusätzlicher, für seine eigenen Instrumente typischer Register, die der Orgel gleichsam eine persönliche Note verleihen.
Wir hören den Klang dieses außerordentlichen Instruments in verschiedenen römischen Kompositionen, mehrheitlich bislang unbekannten Werken, aus den mittleren Jahrzehnten des 18. Jahrhunderts.
Christoph Plutte/Markus Schnöpf (Berlin): Die MUSICI-Datenbank: Personendaten-Repositorium und Archiv-Editor
Um die gesammelten Daten zu europäischen Musikern in Venedig, Rom und Neapel zusammenzuführen und der Öffentlichkeit zur Verfügung zu stellen, entsteht im Rahmen des ANR-DFG-Projekts MUSICI „Europäische Musiker in Venedig, Rom und Neapel (1650–1750)“ eine Datenbank. Diese wird in Kooperation mit dem DFG-Projekt „Aufbau eines Repositoriums für biografische Daten historischer Personen des 19. Jahrhunderts“ – kurz: Personendaten-Repositorium – der Berlin-Brandenburgischen Akademie der Wissenschaften entwickelt. Das Projekt entwickelt bisherige Ansätze der Datenvernetzung und elektronischen Biografik weiter und erforscht am Beispiel von Personeninformationen des „langen 19. Jahrhunderts“ (1789–1914), wie sich heterogene Datenbestände miteinander verbinden und präsentieren lassen. Ziel des Projektes ist die Bereitstellung eines dezentralen Softwaresystems, welches Lehr- und Forschungseinrichtungen, Archiven und Bibliotheken ermöglicht, biographische Informationen aus verschiedenen Beständen über einen gemeinsamen Zugang zu nutzen. Das System folgt einer offenen Konzeption, so dass es sowohl anderen historischen Zeiträumen als auch anderen Fachgebieten angepasst werden kann. Für das MUSICI-Projekt wird das Personendaten-Repositorium die Kernkomponente der Datenbank bilden.
Die für den Wissenschaftler bedeutendste Komponente ist im Personendaten-Repositorium zunächst der „Archiv-Editor“. Mit diesem Instrument können Forschungsdaten in das Repositorium eingegeben und mit den Daten anderer Forscher vereint werden. Frei konfigurierbare Klassifizierungen unterstützen die jeweilige Herangehensweise des Forschungsvorhabens. Anbindungsmöglichkeiten an Normdateien erlauben darüber hinaus den Abgleich mit z.B. Bibliothekskatalogen und mit anderen Datenbanken.
Während des Hauptsymposions III „Europäische Musiker im Rom des 17. und 18. Jahrhunderts“ an der École Française de Rome (Freitag, 9-17 Uhr) und am Donnerstag, den 4. November 2010 von 14.30-16.30 Uhr bei der Poster-Ausstellung im Foyer des DHI haben die Besucher der Jahrestagung Gelegenheit, den Archiv-Editor kennen zu lernen. Die Mitarbeiter des „Personendaten-Repositorium“-Projekts der Berlin-Brandenburgischen Akademie der Wissenschaften stehen für Fragen zu Verfügung.